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Quell'uomo infedele, ingrato, scassinatore, fannullone, che mangia il vomito, senza dubbio è un uomo superiore
Dhammapada, 97
Possibile che siano veramente parole del Buddha? Pare proprio di sì …
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Le ostilità non cessano mai con l'ostilità in questo mondo; cessano solo con la non-ostilità. Questa è una legge eterna. Gli altri non sanno che "in questo conflitto siamo noi a morire"; ma chi se ne rende conto mette fine, per questo, ai propri conflitti.
Dhammapada, 5-6
Inserito alle 09:06 m. nel presente settore
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Inserito alle 12:53 p. nel presente settore
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Un amico che studia e pratica il buddismo ormai da molti anni mi ha detto: «La parabola dei ciechi e dell'elefante dovrebbe essere inserita nei libri di testo delle elementari». Tolstoj la pensava come lui, dato che la incluse nei suoi Libri di lettura dedicati all'istruzione dei fanciulli. Ma che cosa dice questa parabola, che si trova nel Canone buddista (Udana VI, 4, 66-69)?
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Ognuno fa offerte a seconda della sua fede e delle sue convinzioni. Perciò il monaco che invidia il cibo o la bevanda offerti a un altro non riesce a concentrarsi né di giorno né di notte. Ma il monaco la cui invidia è stata tagliata fuori, estirpata, spazzata via, consegue la concentrazione, di giorno come di notte.
(Dhammapada, 249-50)
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Come con un bastone il pastore mena il suo bestiame al pascolo, così la vecchiaia e la morte sospingono le vite degli esseri (Dhammapada, 135).
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Astenersi da ogni male, fare il bene e purificare la propria mente: questo è l'insegnamento di tutti i buddha (Dhammapada, 183)
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Colui il cui cuore è saldo come una roccia: costante, inamovibile, spassionato nei confronti delle cose che suscitano passione, esente da rabbia verso le cose che suscitano rabbia, il cui spirito è concentrato fino a tal punto, donde possono venirgli sofferenza e pena? (Udana, IV, 4)
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Se una persona commette il male, non lo faccia ripetutamente. Non dia un consenso ideologico al male, perché il dolore è accumulo di contaminazioni (Dhammapada, 117)
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