Tra i due litiganti il terzo muore


Le ostilità non cessano mai con l'ostilità in questo mondo; cessano solo con la non-ostilità. Questa è una legge eterna. Gli altri non sanno che "in questo conflitto siamo noi a morire"; ma chi se ne rende conto mette fine, per questo, ai propri conflitti.

Dhammapada, 5-6

La sensazione è che ce l'abbiano fatta. Indipendentemente da chi siano, da chi li manovri e dalla causa che credono di sostenere. Ce l'hanno fatta perché ormai ci sentiamo tutti in guerra. Voluta oppure no, adesso si comincia a capire che cosa sia. Prima accadeva «solo» in Palestina. Ora il contagio s'è esteso a tutto l'Occidente. Anche a Milano, Roma, Copenhagen, Varsavia si comincia a temere d'essere vittime della prossima bomba. Dopo New York, Madrid e Londra, a chi toccherà?

E, forse, si comincia, a capire anche che — voluta oppure no — questa guerra non porta niente di buono, che vuol dire solo sangue, dolore, morte senza gloria, senza colpa e senza preavviso. Le nuove strategie di guerra tendono infatti a evitare gli scontri diretti tra eserciti regolari, con l’effetto di aver rovesciato il rapporto tra vittime militari e vittime civili: nella prima guerra mondiale rispettivamente otto a uno, nella seconda in rapporto di parità, nella guerra moderna al terrorismo uno a otto.

Che a colpire siano kamikaze o bombe intelligenti il prodotto non cambia: a venire straziata è sempre la gente comune, civili inermi, innocenti, di ogni sesso ed età, di qualunque colore, razza, religione. Tra i due litiganti il terzo muore. Alla fine non ci saranno vincitori in questo indiscriminato orrore. Nessuno ci guadagnerà. O quasi. Perciò... attenti a quei «quasi».

Inserito Ven - Luglio 8, 2005, 09:06 m. in

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