Dal Partenone a Pataliputra (e ritorno)

di Flavio Pelliconi


Il Partenone guarda a Oriente. A Oriente è rivolta tutta la Grecia classica. L'Occidente era allora solo terra di barbari, dove il mondo finiva nell'abisso oltre le Colonne d'Ercole. Le statue degli dei e degli eroi greci, e i templi, erano colorati proprio come quelli indici. A Oriente risiedeva il Gran Re e in quella direzione si mosse la brama di conquista di Alessandro Magno, le cui storie, ammantate di mito, si narrano ancor oggi nei più sperduti villaggi dell'India. Alessandro, poi, discepolo di Aristotele, non era un soldataccio qualunque. Aveva al seguito un gran numero di studiosi e sapienti, desiderosi di ampliare gli orizzonti del loro sapere. E quando l'esercito macedone giunse nella piana dell'Indo, persino la soldataglia andò a rendere omaggio ai templi di Dioniso, riconoscendo come tali, senza bisogno di spiegazioni, quelli dedicati a Shiva.

Gli amanti del sapere (che ancor non sapevano d'essere filosofi) erano affascinati dalle scuole ascetiche degli yogi (gymnosophistes). Pirrone, caposcuola degli scettici, era fra i tanti al seguito di Alessandro e in India rimase dieci anni, imparando l'afasia dai muni, dei quali l'impressionarono la forza ascetica e l'indifferenza al dolore. Perciò non deve stupire se elementi del Dhamma del Buddha sono riconoscibili nelle filosofie di Eraclito (il divenire), Democrito (l'atomismo), Epicuro (distruttore della paura degli dei). Il non-dualismo (advaita) influenzò invece Plotino che a sua volta andò in Oriente, qualche secolo dopo, unendosi alla spedizione dell'imperatore Gordiano.

In seguito alla spedizione di Alessandro si stabilirono relazioni diplomatiche tra i regni ellenistici e la corte di Pataliputra (oggi Patna), la capitale dell'impero Maurya. Nel III sec. a. C. il grande imperatore buddista Ashoka, in tre dei suoi editti (Editti su Roccia II, V e VII) scolpiti nella pietra e esistenti ancor oggi, dichiarò di aver istituito un ministero di affari religiosi (Dharma-mahamatra), per diffondere il Dhamma (in greco eusebeia). Per promuoverne i principi e la pratica tra le popolazioni inviò missionari anche nel mondo ellenico. Sono menzionati i nomi di cinque re, identificati con Antioco II di Siria (261-246 a.C.), Tolomeo II d'Egitto (285-247 a.C.), Antigono Gonata di Macedonia (276-246 a.C.), Maga di Cirene (300-258 a.C.) e Alessandro d'Epiro (272-258 a.C.). Tutto questo mentre i Romani combattevano le guerre puniche...

Non può esserci dubbio alcuno che i missionari di Ashoka diffusero la conoscenza del buddismo in quei regni ellenistici dove il giudaismo era già conosciuto. In Afghanistan è stata ritrovato una stele di Ashoka in cui l'editto era tradotto in greco e aramaico. Un'altra stele riporta lo stesso testo e la sola traduzione in greco. I contenuti di questi editti sono più o meno gli stessi dei Dharmalipi (editti sul Dharma).

E poi abbiamo le domande del re Milinda (Menandro) all'arahant Nagasena.

La Grande Cronaca di Sri Lanka (Mahavamsa), scritta nel I secolo d. C. ma basata su materiali molto antecedenti, narra che nel I sec. a. C. una delegazione di monaci buddisti provenienti dalla città greca di Alessandria (Yona-nagara Alasanda), capeggiata dall'anziano greco Dhammarakkhita il Grande, assistette alla cerimonia inaugurale del Grande Stupa (ora chiamato Ruvanvali-saya), ad Anuradhaputra, nell'isola di Sri Lanka. Non sappiamo se l'Alessandria qui menzionata sia proprio Alessandria d'Egitto o qualche altra Alessandria; essa era, comunque un'importante città greca in cui esisteva una consistente comunità buddista.

Infine una riflessione potrebbe riguardare il monachesimo. È assai probabile che il monachesimo cristiano, e prima di esso quello esseno, siano nati su influenza del monachesimo buddista, dato che è fuor di dubbio che i buddisti furono i primi a istituire monasteri.

Non appare perciò azzardato non solo dire che il Buddha ha già salito le scale del Partenone, ma anche che le salì almeno un millennio prima di andare in Tibet, in Cina, in Birmania, in Thailandia e in tutto il resto dell'Oriente. Se dal Partenone si guardava l'Oriente, dalla capitale dell'impero Maurya si guardava allo stesso modo l'Occidente. Se gli interlocutori preferenziali dei greci erano gli indiani, gli indiani ricambiavano di buon grado, per indiscutibile affinità, l'attenzione ai popoli e alle culture indoeuropee della Persia e della Grecia.


 

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