Yama


I freni sono cinque: nonviolenza, sincerità, onestà, castità, non-attaccamento. Sono precetti universali, non relativi a tempo, luogo, stato e circostanze. Insieme essi formano la «grande legge della vita»

(Yogasûtra di Patañjali, 2:30-31).


Icinque freni su cui si fonda l'etica dello yoga sono collettivamente designati col nome di Yama, che significa restrizione, «che riduce a nulla». Yama (nel disegno), figlio del Sole e della dea Saranyu, nella mitologia indiana è l'Adamo indù, fratello di Manu e primo dei mortali che, di conseguenza, andò a occupare la posizione di dio della morte. Nei tempi vedici era l'omologo di Ade (Plutone), signore dell'oltretomba (naraka).

Yama
Successivamente si sdoppiò e generò un proprio contraltare supero – che i buddisti mahayanici venerano col nome di bodhisattva Suyama –, signore del cielo senza lotta (che sono una sorta di Campi Elisi) mentre le regioni sotterranee diventarono un luogo di pena, soggette allo Yama infero, dove l'anima espia il fio delle mancanze commesse nelle vite precedenti. Il ruolo dello Yama supero della mitologia buddista è di mettere in guardia contro la distrazione, in modo da evitare la caduta in stati di maggiore incoscienza e, quindi, di maggiore sofferenza. Analogamente, a Yama è attribuita dagli indù la rivelazione della realtà ultima a Naciketas (v. Katha Upanishad). Altro nome di Yama è Kala (il tempo, nel senso di limitato, soggetto alla fine). Ancor oggi gli indiani recitano gli inni vedici a Yama durante i funerali.

Inserito Dom - Marzo 6, 2005, 01:09 p. in

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