Insegui il desiderio e non sei soddisfatto. Torni a inseguire il desiderio e ancora non sei soddisfatto. Provi di nuovo e ancora non sei soddisfatto.
Lama Zopa Rinpoche
Consideriamo la grande fortuna che ci è toccata di nascere in un Paese in cui i diritti civili sono garantiti in misura maggiore che nella grande maggioranza dei Paesi del mondo; la buona sorte che ci ha fatto crescere senza conoscere di persona l'incubo della guerra, ricevendo istruzione, avendo a disposizione tantissimi beni, non solo materiali, ma anche spirituali. Tra questi la possibilità di leggere buoni libri, di ascoltare buona musica, di seguire i nostri interessi, quali che siano. Pensiamo alla fortuna di avere persone che ci amano e che noi amiamo, familiari, parenti, amici, innamorati; (nell'llustrazione: «Ultimo tocco», di Pino, clicca sull'immagine per ingrandirla) alla buona sorte che fa sì che non dobbiamo arrabattarci per consumare un magro pasto, che sappiamo dove andare a dormire la sera, che abbiamo medicine e vestiti. L'elenco potrebbe continuare a lungo, comprendendo i computers e la possibilità che abbiamo di comunicare e così via.
Tutto questo per la stragrande maggioranza degli abitanti di questo pianeta sarebbe ben più che sufficiente per essere felice. A noi, invece, non basta. Non è una predica: è una constatazione. Vogliamo sempre di più. E questo è il solo modo che conosciamo per essere di più. Di più, di più, sempre di più. Soddisfatti i bisogni materiali, vogliamo i poteri yogici, sciamanici e taumaturgici. E, infine, vogliamo anche l'illuminazione garantita senza sforzo. Insomma, vogliamo tutto. Anche se, riflettendo con attenzione su che cosa sia questo tutto, non sappiamo dirlo. Ineffabile o indicibile, l'imperativo rimane: di più, di più, sempre di più.
Non vi coglie il sospetto che sia una forma nemmeno troppo latente di insanità mentale?