Su qui e qua l'accento non va

Che differenza c'è tra l'accento con la punta in basso verso sinistra (´), acuto, e quello con la punta in basso verso destra (`), grave?

L’obbligo di segnare l'accento su tutte le parole tronche non ha eccezioni. Anche se tre non vuole l'accento, in quanto monosillabo, lo vogliono tutti i suoi composti; perciò scriveremo ventitré, trentatré, eccetera; anche se blu non vuole l'accento, lo vogliono tutti i suoi composti: rossoblú, gialloblú, eccetera; re non vuole l'accento, ma lo vuole viceré.

Che differenza c'è tra l'accento con la punta in basso verso sinistra (´), acuto, e quello con la punta in basso verso destra (`), grave?

  • l'accento acuto sulle vocali e e o indica il suono stretto o chiuso;
  • l'accento grave sulle vocali e e o indica il suono largo o aperto.
  • Sarebbe quindi opportuno abituarsi, anche scrivendo a mano, alla distinzione tra i suoni chiusi é, ó e i suoni aperti è, ò.

    La e finale ha quasi sempre suono chiuso:

    perché, viceré, succedé, trentatré;

    il suono largo, da marcare con l'accento grave, soltanto in è (voce del verbo essere, e quindi anche in cioè), in pochi nomi tronchi di origine straniera:

    , caffè, canapè, lacchè, narghilè;

    e in alcuni nomi propri come:

    Mosè, Giosuè, Averroè.

    La o finale ha invece normalmente suono aperto (dunque accento grave):

    ohibò, amò, falò, comò, andò, verrò.

    È giusto usare sempre l'accento grave per la vocale a, il cui suono è sempre largo: città, , càpita. Sulla i e sulla u, poiché il loro suono è sempre stretto, ci sembra meglio ricorrere all'accento acuto; ma in pratica, per semplificazione, quasi tutti usano l'accento grave, che è quello che normalmente troviamo sulla tastiera italiana del computer.

    L'accento circonflesso (^), poi, è caduto in quasi totale disuso. Si usa, talvolta, per segnalare una contrazione di lettere, particolarmente in poesia:

    amâr per amarono

    fûro per furono

    tôrre per togliere

    côrre per cogliere

    Con tale funzione è assai più usato nella lingua francese (hôtel, château). Un tempo si ricorreva all'accento circonflesso, da parte di taluni (non era infatti una norma tassativa), per contrassegnare il plurale dei vocaboli terminanti in -io non accentato, mentre altri usavano il simbolo della dieresi (¨); si scriveva, cioè, principî oppure principï, plurale di principio; armadî o armadï, plurale di armadio; studî o studï, plurale di studio eccetera.

    Inserito Mar - Febbraio 22, 2005, 11:13 p. in

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