I
paesi industrializzati sono i principali esportatori di armi leggere. I cinque
paesi membri permanenti del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite (Usa, GB,
Cina, Francia e Russia) controllano l'88% del mercato globale degli armamenti.
Tutti i Paesi del G8 sono importanti esportatori di armi, salvo il Giappone, che
tuttavia esporta armi leggere ed articoli per materiale militare. Tutte queste
esportazioni contribuiscono a violare regolarmente i diritti umani e il diritto
internazionale umanitario. Il commercio internazionale di armamenti verso zone
di conflitto e di crisi dei diritti umani è, nella pratica, un enorme
affare per i produttori:
• Il giro d'affari delle esportazioni
mondiali autorizzate si aggira sui 21 miliardi di dollari all'anno;
•
Ci sono nel mondo 689 milioni di armi leggere, una ogni dieci persone, prodotte
da almeno 1000 compagnie in 98 Paesi;
• Ogni anno vengono prodotte 8
milioni di armi leggere;
• Oltre il 60% delle armi finisce nelle mani
di civili.
Questa enorme disponibilità di armi in ogni angolo
del pianeta causa gravissime conseguenze. La proliferazione delle armi minaccia
i principali diritti umani, compreso il diritto alla vita, all'integrità
fisica e morale:
• Ogni anno muoiono, per cause riconducibili
all'uso di armi convenzionali, 500.000 milioni di persone, 1.300 al giorno, una
al minuto;
• Nel mondo 300.000 bambini soldato sono coinvolti in
conflitti armati;
• L'ONU calcola che, nello scorso decennio, sono
state utilizzate armi convenzionali per uccidere oltre cinque milioni di persone
e costringere oltre 50 milioni a fuggire dalle proprie case. Milioni di persone
hanno perso le loro proprietà o i propri cari;
• Donne e ragazze
vengono violentate con la minaccia di armi da fuoco durante i conflitti armati
(15.700 in Ruanda, 25.000 in Bosnia e Croazia).
Per tutte queste
ragioni Amnesty International, Oxfam e IANSA (International Action on Small
Arms) hanno deciso di lanciare congiuntamente una campagna in oltre 50 Paesi nel
mondo per il controllo degli armamenti. La campagna si focalizzerà sulla
promozione di un Trattato Internazionale sul commercio di armi e sull'adozione
di appropriate misure regionali e locali per limitare l'esportazione di questi
strumenti di morte.
«Non possiamo consentire che il libero
mercato domini il commercio internazionale di armi. Dobbiamo renderci conto che
questo commercio diventa troppo spesso amico di dittatori e nemico del popolo.
È giunto il momento di dare più importanza alle vite umane che alle
armi», afferma Oscar Arias, ex presidente del Costa Rica e premiato con il
Nobel per la Pace.
Nel 1997, un gruppo di Premi Nobel per la Pace
(American Friends Service Committee, Amnesty International, Oscar Arias, Norman
Borlaug, Sua Santità il Dalai Lama, John Hume, International Physicians for
the Prevention of Nuclear War, Mairead Maguire, Rigoberta Menchú, Adolfo
Pérez Esquivel, José Ramos Horta, Joseph Rotblat, Aung San Suu Kyi,
Reverendo Desmond Tutu, Lech Walesa, Elie Wiesel, Betty Williams, Jody Williams)
cominciò una campagna a favore di un commercio di armi più
responsabile.
Giulio Leben (
[email protected])
23/03/2005
Leggi tutto l'articolo su
Vita.it,
dove trovi anche i documenti da scaricare per la campagna.
Inserito Gio - Marzo 24, 2005, 09:38 m. in
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