Bhutan paese felice

Più di 400 esperti internazionali hanno discusso in Canada il modello economico Bhutan, che mette al primo posto non il PIL, ma la felicità della gente.

Patrizia con un gruppo di monachelli, foto di Ami Vitale

Se il mondo è abituato a considerare il benessere delle nazioni in termini di prodotto interno lordo, ovvero di mera ricchezza economica, ora qualcuno si sta rendendo conto che è una classificazione che va un po' stretta e che, in fondo, la felicità della gente non è cosa che si compra o che si possa sottostimare. E così si sono ritrovati in circa 400, provenienti da più di una dozzina di Paesi, in un convegno tenutosi alla St. Francis Xavier University di Halifax, in Nova Scotia, Canada, per discutere su una nuova e più ricca definizione di «prosperità». Definizione che suona così: bilanciamento tra benessere pubblico e soddisfazione della gente. Tra i partecipanti al convegno c'erano una quarantina di rappresentanti del Bhutan — professori, monaci, rappresentanti governativi e altri — venuti a promuovere, forse anche un po' a insegnare, ciò che in questo Paese himalayano, grande come la Svizzera, si è imparato per quanto riguarda la costruzione di una società soddisfatta e felice. Mentre il prodotto interno lordo del Bhutan rimane tra i più bassi al mondo, l'aspettativa di vita è aumentata di 19 anni dal 1984 al 1998, arrivando a una media di 66 anni. Il Paese, che ora si prepara a passare a un regime di monarchia costituzionale, con un governo eletto dal popolo, ha stabilito che almeno il 60% delle sue terre rimangano foreste, che solo un limitato numero di turisti vi possano entrare e, intanto, esporta energia idroelettrica verso l'India. «Dobbiamo pensare al benessere umano in termini più ampi», ha detto al New York Times Lyonpo Jigmi Thinley, ministro dell'Interno ed ex primo ministro del Bhutan. «Il benessere materiale è solo una delle componenti. Che non assicura che voi siate in pace con l'ambiente che vi circonda e in armonia gli uni con gli altri». Un concetto che affonda le radici nella dottrina buddista che solo una decina di anni fa sarebbe stato sbeffeggiato dalla gran parte degli economisti, soprattutto di scuola statunitense, per i quali la crescita economica è il fattore base al di là di teorie basate su ideali giudicati ingenui.

Fonte: Corriere Canadese

Vedi anche: In Bhutan vietato fumare anche all'aperto e Le stelle non sono propizie, elezioni rinviate

Inserito Sab - Ottobre 8, 2005, 03:15 p. in

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