Lo scempio dell'Himalaya
Una striscia nera d'asfalto — con tanto di guardrail e
doppia corsia — andrà a sporcare le bianche nevi dell'Himalaya,
salendo fino ai piedi dell'Everest, a oltre 5000 metri d'altezza. I lavori
cominceranno nei prossimi giorni e, grazie all'infinita manodopera cinese,
saranno conclusi in quattro mesi. Giusto in tempo per consentire alla fiaccola
olimpica di Pechino 2008 di salire in cima al "Tetto del mondo" grazie ad
alpinisti dotati di bombole d'ossigeno (con buona pace dell'etica
sportiva).
L'autostrada
costerà 15 milioni di euro, quisquilie per il governo cinese. All'Everest
si potrà accedere sia dal Nepal, sia dal Tibet sotto controllo cinese.
La striscia d'asfalto seguirà un tracciato già esistente: la pista
sterrata di 108 chilometri, angusta e dissestata, che va dalla cittadina
tibetana di Tingri al Campo Base a 5.200 metri di altezza. Lungo questo
percorso, ruspe e betoniere avanzeranno implacabili, portando rumore e cemento
in un luogo dove finora regnavano il silenzio e la montagna.
L'arrivo
dell'autostrada dell'Everest è stata salutata con grande orgoglio dal
governo cinese: "Una volta completata — scrive l'agenzia Nuova Cina
— l'autostrada diventerà l'itinerario preferito per turisti e
scalatori, che affolleranno l'Everest in quantità
crescenti".
Tutto questo a un anno dell'inaugurazione della linea
ferroviaria tra Pechino e Lhasa che, portando ogni giorno masse di cinesi in
Tibet ne sta cambiando radicalmente la demografia a favore degli Han, ovvero
l’etnia cinese che Pechino spinge alla migrazione in Tibet dal 1950, anno
in cui l’«esercito di liberazione popolare» ha invaso la
regione. Dalla fuga del Dalai Lama e del suo governo in India sono gli Han a
gestire le attività commerciali e politiche, e sono di fatto
l’élite della regione.
Con questa autostrada viene
definitivamente violato l'altopiano tibetano, in nome delle vie di comunicazione
e delle relazioni economiche tra il mondo cinese e quello indiano. E si spazza
via il centro nevralgico del buddismo, che sta scomparendo in India ed è
molto indebolito in Cina (da queste montagne la spedizione volta a convertire la
Cina).
I tibetani — e non solo — gridano alla
profanazione. Il secolare, silenzioso esilio spirituale del Qomolangma, nome
tibetano dell'Everest, sarà accessibile a orde di turisti, senza nessuna
difficoltà d'accesso.
Inserito Mer - Giugno 20, 2007, 11:24 m. in
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