Dal Vaticano auguri per il Vesak

«Cari amici buddisti, ancora una volta è giunto il tempo del Vesakh, ed in questa occasione desidero farvi pervenire i miei più fervidi auguri. Possa questa festa portare gioia a ciascuno di voi, alle vostre famiglie e comunità». Sono le prime parole del messaggio del presidente del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso, l'arcivescovo Michael L. Fitzgerald, in occasione della festività buddista del Vesakh …

Tra cristiani e buddisti, nei Paesi ove essi vivono fianco a fianco, si è instaurato da tempo un «dialogo di vita», che ha permesso conoscenza e apprezzamento reciproci, che hanno avuto modo di mostrare un aspetto di impegno comune nei Paesi colpiti dallo tsunami.

Lo scrive mons. Michael L. Fitzgerald, presidente del Pontificio consiglio per il dialogo interreligioso in occasione della festa del Vesakh, in occasione della quale si fa memoria della nascita di Siddharta Gautama (quest'anno il 22 maggio). «Sono certo — scrive mons. Fitzgerald — che laddove buddisti e cattolici vivono in stretto contatto, essi approfitteranno di questo momento per consolidare le buone relazioni già esistenti».

Celebrazione del VesakhIl messaggio ricorda che quest'anno la Chiesa cattolica celebra il 40º anniversario della dichiarazione conciliare Nostra Aetate sulle relazioni fra la Chiesa cattolica e le altre religioni, «menziona il buddismo, insieme ad altre religioni, ed afferma che “la Chiesa cattolica nulla rigetta di quanto è vero e santo in queste religioni”. Così buddisti e cattolici hanno potuto incontrarsi, in uno spirito di apertura, sincerità e reciproco rispetto, impegnandosi nel dialogo in varie maniere». «In Paesi dove buddisti e cristiani vivono e lavorano fianco a fianco, il conseguente “dialogo di vita” consente loro, mentre rendono testimonianza della religione a cui appartengono, di approfondire la conoscenza l'uno dell'altro, di suscitare buoni rapporti e di promuovere uno spirito di vicinanza. S’è creato così un legame particolare fra un certo numero di monaci e monache buddisti e cattolici. Sono stati ospiti gli uni degli altri nei loro rispettivi monasteri e conventi per condividere un periodo di silenzio, di meditazione e di riflessione.

«Alcune comunità hanno avvertito la necessità di collaborare nel campo sociale e, in un mondo segnato dalla violenza, di lavorare insieme per la causa della pace». «In nessun luogo la necessità di collaborazione è avvertita così forte come in quei Paesi del sud e del sud-est dell'Asia che, il 26 dicembre 2004, sono stati colpiti dal terremoto e poi dallo tsunami. Questo disastro ha suscitato un'effusione di preghiere, espressioni di compassione ed atti di generosità come si è raramente visto nel mondo. Buddisti e cristiani hanno lavorato insieme fianco a fianco per aiutare le vittime; le organizzazioni religiose hanno cooperato nel portare aiuti immediati e nel valutare le necessità future. I lunghi tempi necessari per la ricostruzione richiedono, tuttavia, che si continui con queste espressioni di solidarietà interreligiosa. Vi sono anche molte altre situazioni che richiedono la cooperazione fra tutte le persone di buona volontà, così da poter trovare soluzioni che siano conformi alla dignità umana e che rispettino i diritti umani».

Fonte: AsiaNews


Inserito Lun - Maggio 16, 2005, 11:40 p. in

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